Y - L’ultimo uomo sulla Terra [Recensione]

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Quel “recensione” nel titolo serve più che altro ad avere una buona scusa per piazzare questo post, rispondendo all’insopportabile esigenza che ho di scrivere qualcosa riguardo questo fumetto (che, sintetizzando per i più pigri, è BELLISSIMO, LEGGETEVELO!)

Cos’è Y In un paio di frasi

Y - L'ultimo uomo

Immaginate cosa succederebbe se domani tutti gli uomini morissero.

E sì, intendo proprio la scomparsa globale degli esseri viventi di sesso maschile, una specie di sogno proibito post-apocalittico della versione Sith di Laura Boldrini (si scherza eh!).

L’avete immaginato ? Bene.

Ora, fate conto che l’unico maschio superstite in tutto il globo, la proverbiale eccezione che conferma la regola, sia Yorick, un timido ragazzotto di New York dal nome shakespeariano, in fissa per le citazioni tratte dalla (non troppo)pop-culture che manco Deadpool e un bel principio di agorafobia latente.

Ecco, questo è l’ultimo maschio. Lui, e la sua scimmia.

Da qui in poi, è tutta meraviglia.

Mi hanno fregato!

Y - L'ultimo uomo

Con Y - The Last Man, noto in italia come L’ultimo uomo sulla terra, l’autore Brian K. Vaughan è riuscito a fregarmi.

Perché nei 60 numeri che compongono il fumetto, ad un certo punto, dopo tutto il classico percorso on the road (per altro scritto divinamente e sfruttando in modo impeccabile il concept di cui sopra) si arriva all’inevitabile punto risolutivo, quello in cui i nodi vengono al pettine e l’autore si ritrova a dover spiegare i perché e i percome che giustificano tutto questo vissuto.

Bene, come accade spesso, questo momento risolutivo non mi è piaciuto, m’è sembrato forzato e assolutamente non all’altezza del resto…eppure, nell’ultima manciata di volumi, Vaughan come dicevo m’ha fregato:

M’ha fatto commuovere, riflettere, ha dato al finale la sterzata più bella (e struggente) che io potessi immaginare e questo, come ho appena scritto sopra, quando già avevo tirato le somme sui capitoli crepuscolari del fumetto.

Non credo mi sia mai capitata una roba del genere in un fumetto, in effetti, è stato l’equivalente comic del Milan - Liverpool 2004/2005, o (per i baskettari) Tracy McGrady e gli Houston Rockets dello stesso periodo (nei primi anni 2000 succedevano cose assurde).

Colpo di Scena

Y - L'ultimo uomo

Spesso da queste parti e altrove ho scritto/detto che da un po’ di tempo noto un approccio troppo alla George Martin in tanti (troppi) contesti narrativi:

Il colpo di scena “dovuto”, più che sentito, la scelta che viene fatta solo per stupire la platea, non tanto per seguire quello che la Storia vorrebbe raccontare.

Ecco, Vaughan mette dei colpi di scena veramente tosti, ma che per la maggior parte mi sono sembrati splendidamente figli di ciò che stava scrivendo, prima ancora che pensati in relazione a chi sarebbe andato a leggerlo.

Brian Vaughan

Brian Vaughan
Che, con ogni probabilità, È Yorick.

Classe 1976, oggigiorno parecchio noto per lo splendido Saga (che devo decidermi a continuare, ammetto le mie colpe), si è fatto le ossa saltellando come tanti tra Marvel e DC consentendosi anche una bella spruzzata del Buffy fumettistico (che secondo me gli ha giovato parecchio anche in Y) nonché della famigerata serie Lost.

Dovessi dire, è l’americano più inglese che io abbia mai letto in ambito fumettistico, una sorta di incrocio ideale tra Neil Gaiman e (soprattutto) Joss Whedon.

Conclusioni

Y - L'ultimo uomo

Credo sia un fumetto estremamente universale e possa piacere un po’ a tutti, in particolar modo chiunque abbia un debole per contesti apocalittici e distopici (ma non solo, davvero) e una certa attenzione agli aspetti psicologici dei personaggi.

Parlando di quest’ultimi e dei loro rapporti, ho trovato in Y parecchi interessanti paralleli con il bellissimo Strange Days, sottovalutato filmone fantascientifico degli anni ‘90 (se siete curiosi, vi rimando all’ottima recensione del Dottor Manhattan)

Infine, menzione specialissima per le splendide copertine del nostro Massimo Carnevale (vero orgoglio nazionale), tanti applausi alla solita Vertigo e beh, un sorriso dolce amaro per una storia di quelle belle, che anche se ti leggi in qualche settimana sembrano averti accompagnato per tutta una vita.

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