[Android] The End of the World [Recensione]

2 minuti di lettura

First things first:

The End of the World non è un gioco.

Vabbè, sì, il tag dice “videogiochi” per non confondere i motori di ricerca, ma non fatevi ingannare dalla semantica del web:

È puro intrattenimento artistico, unito ad un’idea e delle meccaniche concettualmente splendide, che personalmente devo dire trovano per la prima volta il mio gusto in un’app per android.

Com’è, come non è

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Dura una decina di minuti scarsi ed è completamente gratuito, quindi non sono qui per dirvi chissà che cosa:

basta scaricarlo e provarlo in prima persona… ma se siete finiti da queste parti immagino che prima vorrete uno straccio d’opinione o incentivo, quindi farò del mio meglio per non lasciarvi andare senza qualche mio orrido souvenir emotivo.

Ludos

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È una questione che ogni tanto salta fuori:

“cos’è che determina l’essere un videogioco?”

molto banalmente, giocare, chiaro…ma cos’è Giocare?

Chiediamo un attimo a wikipedia per non perderci troppo:

In etologia, psicologia, e altre scienze del comportamento, per gioco si intende un’attività di intrattenimento volontaria e intrinsecamente motivata, svolta da adulti, bambini, o animali, a scopo ricreativo.

e fin qui potremmo pure starci

Nella lingua italiana, la parola “gioco” viene anche impiegata in modo più specifico, riferendosi ad attività ricreative di tipo competitivo, e caratterizzate da obiettivi e regole rigorosamente definiti (come nel caso dei giochi di società o dei giochi da tavolo).

mentre qui usciamo categoricamente dal seminato.

Quante pippe mentali!

Vi sembrano già troppe, eh?

Se sì, benissimo!

Potete evitare d’installare The End of the World, almeno che la curiosità non vi stia proprio uccidendo.

Visto ? Ecco che una prima scrematura l’abbiamo già fatta.

L’amore ai tempi dello Smartphone

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Depressione, amore, solitudine, disastro e pace, passato, presente e futuro…davvero un bel po’ di roba per un non-gioco che dura i minuti che servono per prepararsi un caffè (Kaffè?!).

Eppure, per qualche insondabile motivo, lo stesso che porta ad amare istintivamente una canzone anche senza capirne le parole o un quadro senza distinguerne alcuna figura particolarmente definita, credo che l’autore Sean Wenham tutto sto malloppone lo abbia reso davvero bene.

Hipsterismi ?

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Da depresso cronico quale sono, sinceramente non ne ho “fiutati”…chiaro, è la quintessenza del prodotto che fa le gioie dei radical chic, e può certamente essere “subito” come una sorta di piccola corazzata Potemkin (a sua insaputa)

Ma?

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Ma boh, che volete che vi dica ?

A me ha toccato le corde giuste e lo ha fatto partendo già dalla struttura, cioè il “gameplay” (se così si può definire), nella visualità e nel sonoro.

Niente: ringrazio Princess87 della premiata/infamata ditta Cetramod, e me stesso per aver ceduto alla curiosità.

Despedida

Sfortunatamente non posso lasciarvi con molto altro, poiché The End of The World rappresenta un’esperienza violentemente personale, che può emozionare tanto quanto lasciare indifferenti a seconda del soggetto che va incontrando.

PS:

Oh, manco a farlo apposta, mentre scrivevo Spotify m’ha messo questa!

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