Arance & Martello [Recensione]
Della mia stima per Zoro (Diego Bianchi) e del suo Gazebo televisivo ho già fatto sapere a più riprese, ed è cosa nota per chiunque mi veda bazzicare su twitter nelle tarde ore della domenica e del lunedì
Va da se che TV e Cinema sono cose ben diverse, pur senza dimenticare che il buon Diego proviene anzitutto dal Web…ergo, l’amletico dubbio:
cinematograficamente, ja fa o nun je a fa?
Romacentrismo
Il primo pregio di tutto ciò che fa Zoro, e Arance & Martello non fa certo eccezione, è il suo essere visceralmente radicato nel territorio capitolino, principalmente rionale e genericamente_ ”de borgata”,_ precisamente nel suo lato estremamente rosso.
Tutto questo è un pregio perché dona una sorta di sentita genuinità, che nel mondo moderno rappresenta un potere incredibile, straordinario.
Ma, come quel gran cagaminchia di Zio Ben non manca di ricordare tramite i flashback di suo nipote, fracassando i maroni a tutti noi nerd di buona volontà:
“da grandi poteri derivano grandi responsabilità”
E le responsabilità, in sostanza, corrispondo quasi sempre a dei limiti.
L’essere tanto romano è ciò che da concretezza, sangue, anima e palle ad Arance & Martello, rendendolo connotato e contestualizzato proprio come lo Spike Lee che va esplicitamente citando, o anche un Brutti, sporchi e cattivi di ninomanfrediana memoria (capolavoro di Ettore Scola del 1976)
Ma è anche un limite, perché lo può far sembrare “solo” un film di romani per un pubblico romano.
Del resto anche Spike Lee viene spesso percepito come regista nero per neri, che parla, inconsciamente o meno, anzitutto alla gente sua.
Il fatto è che, in fin della fiera, non è mai del tutto così.
Fischia(va) il vento
Totti a parte, Arance & Martello funzionerebbe benissimo pure se fosse ambientato a Sesto San Giovanni, Genova, o meglio ancora nell’emblematica Emilia che forse è il contesto naturale per certi respiri politici
Arance & Martello è la base del PD, pura e semplice, nuda e cruda, con tutte le sue variopinte sfaccettature e palesi contraddizioni.
Non c’è agiografia, o un facile scaricabarile sui pezzi grossi del partito:
C’è il meglio e (soprattutto) il peggio di quello che passa una certa fetta di politica popolare italiana, una fetta grossomodo congelata nella Prima Repubblica, anche a dispetto di primarie, moderati e Berlusconi
Ma soprattutto, è l’emblema del post-_veltronismo_:
Visualizzate il contesto storico: niente M5S, niente Renzi, niente Monti, Berlusconi ancora dominatore semi-incontrastato.
Un’era che oggi ci sembra lontanissima, ma che in realtà rappresenta un passato estremamente recente, da cui si può dedurre molto dell’attualità odierna.
Dettagli Tecnici
Mo che ho finito di dire le corbellerie politiche, concentriamoci sui fattori fondamentali per la riuscita del film:
Musica
La colonna sonora è favolosa, la cultura musicale di Zoro e il suo impiego indistinto di Living Colour, Jazzismi, Bobo Rondelli e stacchi stile I Shot the Sheriff sono delle vere e proprie gemme.
Molto si può discutere sulla regia complessiva del film, ma in quanto a “direzione musicale” Zoro è puro genio, e non a caso più di un punto del film sembra rimandare ai_musical_, o ai videoclip anni ‘90
Il culo di Ilaria Spada
No cioè, chiamatemelo fanservice, chiamatemelo come vi pare, datemi del becero maschilista, ma che capolavoro di madre natura signori miei.
Lorena Cesarini
Che pure lei, bontà sua, dopo i titoli di testa m’ha fatto innamorare con tempeste ormonali degne di un quindicenne.
PS SPOILER
Il suo lapidario commento “Saprai cantare te” in risposta al monologo nero antitaliano deltutti-contro-tutti di Fai la cosa Giusta è un vero gioiellino
//SPOILER
Credibilità
I dialoghi dei personaggi di Zoro, spesso simili ai caratteristi del nostro cinema italiano più bello (il ventennio che va dagli anni ‘50 agli anni ‘70) non sono mai plastici o retoricamente fasulli, ma suonano reali, del tutto plausibili anche nei deliri più bizzarri (e a tratti pure drammatici) che il film prende nella sua ultima parte
Zoro ci butta dentro anche molta frustrazione, in questo film complessivamente buffo e divertente.
Ci fa ridere e pensare.
Conclusioni
Arance & Martello è un film per pochi.
E questo non tanto per il suo romanismo, quanto più per la sua connotazione politicizzata (brutale e del tutto anti-propagandistica), difficilmente l’italiano medio, che di politica ha la nausea o comunque se ne sbatte, potrà trovarlo interessante.
Per tutti gli altri, quelli diversi dagli apolidi, gli ultimi veramente partecipanti (forse addirittura anche di destra) è un film assolutamente da vedere
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