Su Chester Bennington
Tra queste pagine digitali ho trattato alcuni lutti importanti, compreso quello di Chris Cornell, che cito solo in quanto estremamente connesso a quello di cui parlo oggi.
In genere, ho sempre voluto scrivere due parole riguardo la scomparsa di artisti che hanno segnato profondamente me e determinati universi in cui molti si possono riconoscere.
Chester Bennington
Nel Luglio 2017 l’avrei voluto fare anche per Chester.
Però non me la sono sentita.
Scrissi giusto un paio di parole a caldo su facebook, perché comunque per tutti quelli della mia generazione era un lutto un po’ impossibile da ignorare.
Perché, in un sito web, in questi casi si ha sempre il terrore di mostrarsi portatori sani di cordoglio da clickbait…
Ma, e forse soprattutto, perché mi sembrava di appropriarmi di un lutto non “mio”.
E qui parte un lunghissimo excursus.
I Linkin Park e i primi del 2000
Illustrazione di Chris Silas Neal
Perché coi Linkin Park ho sempre un rapporto strano, controverso, altalenante.
Perché quando ero ragazzino facevo mezzo-parte della chiusissima scena metal dura&pura 1, la stessa che i Linkin Park non li poteva vedere, visto che nei primissimi anni 2000 i Linkin Park erano tipo ovunque.
E badate bene:
Rock Tv era roba “da ricchi” che avevano Tele+ / Sky
In quel periodo la televisione e la radio contavano infinitamente più di oggi musicalmente parlando, specie per chi ascoltava musica “di nicchia”, aveva pochi spicci e una povera connessione a 56k.
Ergo, per noi altri che spacciavamo vecchie cassette e i primi quintali di cd masterizzati con dentro Pantera, Death, Slayer, Blind Guardian, Guns N’ Roses, Iced Earth e via dicendo i Linkin Park parevano occupare “abusivamente” spazi inevitabilmente preclusi ai nostri beniamini…
Ricordo ancora distintamente i bestemmioni inveiti contro i Metallica al MTV Icon del 2003. Con Avril Lavigne che cantava Fuel (e voi ve lamentate di Lady Gaga…)
Era il solito gioco da elite un po’ vittima e un po’ vittimista alla ricerca di spazi ma con la scomunica (più o meno satanica) pronta in canna per qualunque cosa fosse considerabile “commerciale”, salvo poi crogiolarsi tra (splendide) magliette di Metallica e Iron Maiden (che commerciali lo erano già da parecchi anni, ma a dirlo erano in pochi).
In pratica chi andava in TV era un venduto a prescindere, ma la TV all’epoca la guardavano ancora tutti e se ci finivi dentro allora contavi davvero qualcosa.
Il senno di poi
Ad adolescenza finita, scevri da tante stronzate da pischelli, è molto più semplice valutare come si deve certe dinamiche…anche perché i tempi erano cambiati, e c’era una consapevolezza:
Volenti o nolenti, i Linkin Park hanno cantato la rabbia e la frustrazione degli adolescenti del 2000.
Superati i vent’anni già da tempo riconoscevo come i Linkin Park fossero stati la colonna sonora dell’epoca che andava concludendosi:
le Torri Gemelle, cellulari sempre più piccoli, l’Euro, le ChriStMaS CARD della Omnitel, le community su Internet, l’MTV Anime Night, MSN…
Tutto questo fiume di memoria scorreva (e scorre) sulle inevitabili note di In the End.
Anni ‘10
Caso volle che, proprio nel 2010 di questa mia “maturazione”, i Linkin Park se ne uscirono con il loro disco più strano, sperimentale e a suo modo progressivo:
A Thousand Suns
Un disco che amai immediatamente, e che tuttora considero uno degli album più belli usciti in questo decennio ormai al crepuscolo.
Fu in effetti proprio ATS, assieme alla mia situazione sentimentale del periodo e all’immancabile amicizia di Arc (da sempre nello staff di Linkin Park Italia) che mi fecero “riscoprire” tutta la discografia della band:
Dopo A Thousand Suns apprezzai molto di più tutti i loro lavori, e più ancora le loro demo.
Gray Daze
Sempre tramite Arc conobbi pure i Gray Daze, primo gruppo di Chester, e ne fui incredibilmente colpito.
L’anima grunge di Chester era palpabile in quel sound certamente più grezzo, sporco e a suo modo “classico” che proprio per questo non poteva non conquistarmi.
Per certi versi questo Chester “acerbo” resta sempre quello che mi piace di più, probabilmente perché più vicino ai miei trascorsi e alle mie corde.
Del resto, come ho scritto varie volte, ho sempre amato la scena “grunge”, soprattutto Chris Cornell ed i Soundgarden: la lunghezza d’onda dei Grey Daze era un po’ quella, sebbene di diverso respiro musicale.
Living Things, The Hunting Party, One More Light
Nulla del terzetto successivo ad ATS mi entusiasmò particolarmente, salvo qualche canzone come quella qui sopra.
L’ultimo One More Light, in particolare, mi è sembrato un disco pop fuori tempo massimo, 2 per giunta decisamente inferiore alle produzioni pop odierne…anche per questo, l’ho trovato scialbo e nato “vecchio”.
Poi ovviamente de gustibus eccetera eh, ma sarei scorretto ad “andarci morbido” con piaggeria da cordoglio fasullo.
Across The Line
Stranamente, non troppo tempo prima della morte di Chester, riscoprii nei meandri del LP Underground 9: Demos quella che praticamente sarebbe diventata la mia canzone preferita della band.
Inutile dire che dopo la morte di Chester ho finito per ascoltarmela per diversi giorni e che, da maniaco depressivo bipolare quale sono, resto sentitamente affascinato dal testo e sopratutto da quanto la voce di Chester lo sappia ben gestire.
Respiro
Dicevo all’inizio che quando Chester se ne è andato non me la sono sentita di scrivere niente.
Non ci ho mezzo pensato manco al suo compleanno, pochi giorni fa (20 marzo), e se l’avessi fatto probabilmente mi sarebbe sembrato ugualmente frustrante e fasullo, soprattutto forzato.
Io qua alla fine scrivo sempre e solo quando mi sale quel bisogno, spesso malsano, a metà tra il tabagismo e l’alcolismo (…non per niente non sono estraneo a entrambi).
Ossigeno
Ecco, mentre scoprivo la replica della prima (bellissima) puntata di Ossigeno, mi si è innescato quel bisogno lì…precisamente durante l’intervista a Paolo Giordano, il tutto mentre si parla di tutt’altro e i Linkin Park non vengono menzionati manco di striscio.
Non so come, ma qualche parte del mio cervello è uscita fuori la necessità di mettere un mio ricordo di Chester Bennigton quaggiù, di codificare bene quanto lasciato in sospeso lo scorso luglio:
Chester fu la rabbia.
Disperata, strozzata, incompresa e soprattutto contaminata…e no non parlo mica di droga, che è un mero sintomo:
Parlo di quel certo tipo di buio che tanti ex-ragazzini sentono o sentivano addosso, e che morivano dalla voglia qualcuno gridasse fuori anche al posto loro.
E per quasi vent’anni, quel qualcuno è stato certamente Chester Bennington.
E io, dal canto mio, che mi porto dietro un buio forse diverso, oggi mi ritrovo a rimpiangerlo davvero molto.
Miss you Chaz!
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Anche se ad onor del vero io “puro” non lo sono mai stato, e infatti già all’epoca fui sempre un acceso sostenitore di Crawling tra la mia fitta schiera di “colleghi” (va inoltre precisato che l’avversione era allargata a tutto il cosidetto “nu metal”, di cui i LP vennero identificati alfieri loro malgrado). ↩
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a scanso di equivoci: io di pop ne ascolto a quintali e di tutte le epoche, quindi non lo sto certo usando come insulto. Il bigottismo purista l’ho lasciato al pischello che ero, e anche all’epoca non ha mai fatto parte della mia infinita sfilza di difetti. ↩
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