Un post da blog
Oggi avevo una gran voglia di postare qualcosa qui.
IL CHE è TERRIBILE.
Terribile come il fatto che (essendo su Windows e troppo pigro per fare tutti i maneggi del caso) non ho automaticamente le lettere accentate in maiuscolo.
Comunque.
Dicevo…
La cosa terribile è che, non postando nulla da giugno, avrei una marea di roba di cui parlare ma vengo soffocato dalla “meccanica” del blog, come dire, e forse per la prima volta comprendo davvero dove sta il successo dei social network:
Ho ascoltato molti nuovi dischi interessanti, giocato a roba bella (anche se pochino), fatto un bellissimo viaggio a Budapest, scartabellato con cose da Vampiri la Masquerade e altri giochi di ruolo per amor di curiosità…
A tutto questo s’aggiunge un’altra marea di roba di cui avrei avuto voglia di scrivere, come la situazione in Corea del Nord, attentati vari, bagordi politici, la morte del povero Chester Bennington (che m’ha sconvolto davvero molto più di quel che avrei mai potuto immaginare), il tutto condito precarietà diffusa e povertà cronica.
Ma insomma.
La prigione liberatoria del blog
Scrivere qui spesso è faticoso e frustrante, anche se terapeutico.
Perché, boh, su facebook, twitter o instagram (dove comunque si scrive per modo di dire, per fortuna) non si ha quello stesso senso di “pressione”, c’è una sorta d’implicito diritto all’oblio.
(tanto per dire che io comunque ogni tot un pippone lo posso cacciar fuori anche su Instagram)
La sensazione nei fatti è che tutto ciò che appare, postiamo e vediamo sulla nostra home di facebook scompaia per sempre nel giro di qualche ora, venga archiviato e ciao…
Il blog, per sua natura, è uno strumento più nobile proprio perché virtuoso nel gestire la propria memoria scritta.
E boh, detto questo ci si vede…spero presto, chissà
NON HAI FIORI BIANCHI PER ME?
PIU’ VELOCI DI AQUILE I MIEI SOGNI
ATTRAVERSANO IL MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAREEEEEEEEEEEEEEEEE
Scrivi un commento
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Sono segnati i campi obbligatori *