Addio Chris Cornell

1 minuti di lettura

Da bambino ascoltavo moltissimo “grunge”, definizione che in realtà ho sempre malsopportato perchè poco musicale in senso stretto e legata ad aspetti prevealentemente cultural-geografici.

“Non potete seriamente dirmi che i Nirvana suonano come i Soundgarden”

Lo dicevo spesso.

Non che i Nirvana, i Pearl Jam o gli Alice in Chains non mi piacessero eh, bene inteso…

Ma i Soundgarden per me hanno sempre avuto qualcosa in più.

Qualcuno in più.

Chris Cornell.

Perché tutti quei gruppi anni ‘90 il rock degli anni ‘70 lo imitavano, ma Chris Cornell era l’unico che agli anni ‘70 sembrava appartenerci davvero.

E (fatto da non sottovalutare per ogni frontman che si rispetti) era anche un figo pazzesco:

non so più quante ragazze che conosco, pure lontane da certi contesti musicali, abbiano perso la testa per lui.

Oltre ai Soundgarden, gli anni ‘90 partorirono anche il supergruppo Temple of the Dog con un bellissimo self-titled composto quasi interamente da lui.

E poi, per arrivare in tempi decisamente più moderni, sono arrivati loro.

Il primo gruppo statunitense capace di esibirsi nella Cuba di Fidel Castro, i “Rage Against The Machine con il cantante dei Soundgarden”

Non solo: gli Audioslave riuscirono ad imporre un rock durissimo, splendido e senza fronzoli nella programmazione di MTV nei primi anni 2000, cioè nel pieno boom di nu metal, alternative e hip hop.

Ed in effetti, a 13 anni Cochise per me rappresentava una delle poche canzoni che non faceva mai cambiare canale.

Di lì in poi, Cornell troverà anche una bella carriera solista…un percorso molto più soft, come succede a tanti artisti rock dopo che passano i quaranta…e che per questo vengono bollati come venduti, commerciali e chi più ne ha più ne metta.

Però ehi, anche nel mio periodo più ferocemente metallaro io con Cornell ‘sta faccenda personalmente non l’ho mai vissuta, e se l’ho sentita in giro è stata mormorata sempre molto sottovoce.

Forse perché nessuno sano di mente si è mai potuto mettere a discutere il suo fantastico theme di James Bond.

O perché la sua cover di Billie Jean, sempiterno successo di Michael Jackson, è qualcosa di straordinariamente personale, struggente.

E boh.

Chris Cornell aveva una di quelle voci che riconoscevi nel giro di un istante, e questo nonostante l’avesse impiegata in un sacco di generi e sonorità diverse.

E il fatto che se ne sia andato così presto è qualcosa di profondamente ingiusto.

Etichette:

Aggiornato:

Commenti

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Sono segnati i campi obbligatori *

Caricamento...