Acid Muffin - Bloop [Recensione]
Gli Acid Muffin sono un power trio romano musicalmente figlio degli Stati Uniti degli anni ‘90, in particolar modo della (pseudo) definizione grunge, di casa a Seattle.
Cugini di Forlì
Questa premessa mi riporta inevitabilmente alla mente i Celeb Car Crash, band italiana trattata in queste pagine digitali giusto qualche mesetto fa:
Sebbene dalle sonorità diverse, molte delle radici stilistiche risultano indubbiamente le medesime. (da Pearl Jam e Alice in Chains in su poi è tutta campagna, signora mia)
Spaghetti Grunge
Faccio questo parallelo perché lo trovo un fatto abbastanza interessante a livello “sociale”:
forse i tempi che corrono spingono, con un certa prepotenza, l’incazzatura e la carica depresso-disperata tipica della Seattle di vent’anni fa nell’Italia odierna, almeno parlando della scena rock underground (cioè quella storicamente più seria)
L’epoca dei 50 Anni di Kurt Cobain
Li avrebbe compiuti lo scorso 20 febbraio, e fa strano pensare quanto la figura cardine di quell’ondata musicale se ne sia andata la bellezza di ventitrè anni fa.
Ma attenzione, non fraintendetemi:
gli Acid Muffin vengono da quella strada, però portano avanti il discorso sondando altri lidi decisamente più moderni…sentitevi la bellissima The Last Illusion (che battezzo senz’altro come Xab Track del lotto) e forse capirete meglio quello che intendo.
Spotify
Bloop
Bloop è proprio un gran bel disco.
Uno di quelli che ti spareresti tranquillamente in un lungo viaggio sulla U.S. Route 66 o (per stare in economia) durante un imbottigliamento sul raccordo anulare.
Ecco, intendiamoci: in sordina c’è sempre il discorso che feci per i CCC:
Questo tipo di rock di matrice USA, da tempo sdoganato a livello globale, te lo offrono praticamente a tutte le latitudini del globo.
La penso sempre così, per carità.
Ma questa volta un po’ meno.
Sarà che, in questo caso, un po’ d’italianità da qualche parte la fiuto.
Per dire, l’arrangiamento di Exotic Song dubito potrebbe venire in mente agli Alter Bridge, idem i respiri latino-blueseggianti di Mellifluous Desire (quelli al massimo me li posso aspettare dai Tito & Tarantula, ma è un altro discorso 😆 )
In generale c’è quella piccola sensazione di fondo che mi fa ripensare ai Litfiba delle origini (per intenderci: quelli della Trilogia del Potere, diretti figli della New Wave), tutt’altro genere ovviamente però stesse “italiche viscere”, almeno per il sottoscritto all’ascolto…e mamma mia se bisognerebbe valorizzarle, ‘ste benedette viscere!
Verdetto
Esordio promosso, con qualche leggera riserva che più che altro riguarda il genere a livello concettuale, che in tempi moderni si rivela fin troppo spesso statico e retorico.
Tuttavia questi tre ragazzi posseggono sonorità dai respiri particolari, viaggiando senza tecniscismi autoreferenziali e, soprattutto, con una bella identità.
Specie considerando quella “camicia a quadri consumata” che è il genere musicale di cui sono evidentemente figli.
Insomma: un bel sasso che smuove un pochetto delle acque decisamente stagnanti.
Ergo, Daje Regà!
Commenti
Cumbrugliume
Lo metto in lista molto volentieri! Grazie per la segnalazione, ho proprio voglia di riascoltare qualcosa del genere
Xab
di niente, meritano davvero molto! :D
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