The Hateful Eight [Recensione]

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A beneficio di chi dovesse arrivare su questo blog per la prima volta:

le mie “recensioni” sono tutte faccende molto personali e, in generale, per me chi avanza pretese di distacco e oggettività nel recensire o mente sapendo di mentire, o scrive recensioni che non valgono la pena di essere lette.

Da cui, si parte con la solita premessa che spiega un po’ di cose ma che, vi dovesse interessare solo una panoramica del film, potete tranquillamente saltare.

Come al solito, NIENTE SPOILER!

Premessa

Da bambino, Quentin Tarantino con ogni probabilità è stato il mio regista preferito (si insomma: o lui, o Sergio Leone):

Un po’ perché ero un bambino strano (una sorta di Bart Simpson particolarmente in fissa col cinema italiano anni ‘70) un po’ perchè Pulp Fiction resta sempre uno di quei film che amo di più in assoluto.

Quest’incantesimo si è poi rotto non tanto con il controverso Jackie Brown, ma il ben più celebrato Kill Bill (1 e 2):

Intendiamoci, i Kill Bill mi piacquero un casino ma è stato lì che è cominciato quel “qualcosa” che mi ha reso progressivamente più freddo nei confronti del cinema Tarantiniano.

Mi sono infatti piuttosto annoiato con Bastardi Senza Gloria e divertito un mondo con Django Unchained senza però innamorarmene davvero, senza avere quella voglia irrefrenabile di rivedermelo, per intenderci.

The Hateful Eight

Tutta questa premessa per dire che, con le sue abbondanti due ore e mezza, con il suo scenario monotono e teatrale, con il suo essere fondamentalmente fondato su dialoghi, gestualità degli attori e capacità del regista di valorizzarli, beh…The Hateful Eight è riuscito a farmi rinnamorare del cinema di Tarantino.

Cast

Praticamente per metà composto da feticci di Quentin, e perciò formato da alcuni degli attori più espressivi di sempre:

in particolar modo Samuel L Jackson è un monumento al carisma in barba agli anni e la sua interpretazione da sola è un ottimo motivo per vedersi il film.

Doppiaggio

Ottimissimo anche il lavoro dei nostri doppiatori: sulla “fedeltà” mi pronuncerò ovviamente quando lo avrò rivisto in originale, ma nella resa complessiva mi sono divertito un sacco, quindi applausi a scena a perta (personalmente poi sono un gran fan di Francesco Pannofino e Luca Ward)

Poco da dire, tanto da ascoltare

Sembra un controsenso scriverlo qui, ma aldilà del rischio spoiler, descrivere minimamente la trama e le vicende di The Hateful Eight, rispondere al classico “di che cosa parla?” è un po’ impossibile.

O meglio, nella sostanza si potrebbe anche fare certo, ma non renderebbe assolutamente l’idea, esattamente come descrivere a parole un suono non riesce a dare la stessa percezione che si ha nell’ascoltarlo:

I dialoghi, le facce di Samuel L. Jackson, i baffi di Kurt Russell, le risate di Jennifer Jason Leigh, l’ombra di Lincoln e della guerra di secessione americana si muovono tutti in una costruzione collaudata ed efficace, e soprattutto con un ritmo pazzesco.

Ennio Morricone

Lasciamo stare un attimo l’Oscar (perché se quei premi avessero un senso, Ennio Morricone ne dovrebbe avere già una ventina) parlando di suoni, il lavoro del Maestro recita un ruolo molto particolare nell’economia del film:

la colonna sonora è per buona parte composta da signorissimi “scarti” dal capolavoro La Cosa di John Carpenter (che, come la neve e Kurt Russel ci suggeriscono, con The Hateful Eight c’entra parecchio) e, in generale, si percepisce che non è composta per il film, ma piuttosto è il film ad essere composto per lei:

Tarantino ha spesso girato dei veri e propri video musicali dentro le sue pellicole (basti pensare ai Santa Esmeralda in Kill Bill, o al celeberrimo ballo di Travolta e della Thruman in Pulp Fiction) e in quest’occasione ha fatto qualcosa del genere con una piece teatrale, per certi versi molto simile per stile e anima ad un suo altro capolavoro: Le Iene

Valutazione

Per me è probabilmente il film di Tarantino più bello dai tempi di Pulp Fiction:

Un ritorno alle origini, a quel Le Iene che ancora oggi per molti versi è l’emblema dello stile del regista, qui traslato in uno scenario da guerra di secessione molto bello, con parecchie (giustificatissime) pretese teatrali e da giallo vecchia scuola.

Alla luce di tutto questo, può non piacere ?

Assolutamente: se non si è estimatori del suddetto stile, e se si preferisce il Tarantino più gigione ed esagerato (Kill Bill), The Hateful Eight risulterà inevitabilmente un boccone indigesto

Per tutti gli altri (e io sono con voi) parliamo di un filmone d’autore splendido e divertentissimo, di quelli che si riguardano volentieri anche 2-3 volte all’anno.

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