Parasite Eve [Recensione]

3 minuti di lettura

Un anno dopo il successo di Final Fantasy VII, Squaresoft proseguì la propria linea narrativa più spiccatamente fanta-urbano-cyberpunkettona con uno dei videogiochi più innovativi dell’epoca:

Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Hideaki Sena del 1995, Parasite Eve è una cinematografica e cupa spirale di inquietudine sfociante nell’horror, che però non perde mai di vista la sua natura nippo sci-fi ed il proprio profondo significato.

Setting

Parasite Eve

New York, Natale 1997.

Nei panni dell’affascinante agente di polizia Aya Brea ci ritroveremo nel bel mezzo di una misteriosa calamità abbattutasi sulla Grande Mela:

L’essere autodefinitosi come “Eve”, possedendo l’attrice Melissa Pearce, semina il panico al Teatro dell’Opera stimolando nell’audience un fenomeno riconducibile alla combustione spontanea, manipolando animali e vegetali tramutandoli in mostruose creature.

Arya e il giocatore hanno sei giorni di tempo per portare avanti l’indagine e fermare Eve.

Survival JRPG ?

Parasite Eve

Parasite Eve, nel gameplay così come nelle tematiche, rappresenta un caso piuttosto atipico per il settore.

A metà strada tra l’essere il padre naturale di Vagrant Story ed un erede diretto della mentalità dei survival horror che spopolavano all’epoca, si può ritenere senza dubbio uno dei più fortunati “incroci” nel mondo dei videogames:

Le parti esplorative (quasi sempre dotate di semplici enigmi) non mancano di ricordare titoli quali Resident Evil o Silent Hill pur essendo permeate da uno spirito meno frenetico, elemento galvanizzato dai combattimenti, gestiti con un sistema d’attacco del tutto simile all’ATB ma con la possibilità di muovere Aya nel “field” per evitare gli attacchi dei nemici (ad oggi, per chi scrive resta uno dei migliori battle system della scuola JRPG).

I fantomatici incontri casuali sono a loro volta gestiti “ad area” (come nei moderni esponenti del genere) evitando così le classiche frustrazioni nelle sezioni d’esplorazione.

Grafica

Parasite Eve

In perfetto stile Final Fantasy (simile per stile, livello e animazioni a quella del coetaneo Final Fantasy VIII):

ambienti prerenderizzati in 2d e modelli 3d, con l’occasionale presenza dei superbi filmati in full motion.

Insomma, come da tradizione Squaresoft, Parasite Eve fu (e per certi versi è ancora) una gioia per gli occhi.

Musica

Parasite Eve

La colonna sonora del gioco è opera della compositrice Yoko Shimomura, nota anche per il suo impegno nella serie Kingdom Hearts ed in classici come Breath of Fire e Front Mission.

Non si esagera quando si afferma che massima parte dell’atmosfera e del coinvolgimento di questo capolavoro debbano tantissimo alla sua splendida colonna sonora, gestita in modo superbo in relazione ai suoi dialoghi, sfruttando uno splendido contrasto tra sound moderni e classici (che in molti casi mi ha rimandato istintivamente, tra le altre cose, allo stile di Vangelis in Blade Runner).

Difetti (?)

Parasite Eve

In assoluto, potremmo parlare dell’innegabile scarsa longevità del gioco, compensata dalla EX-mode (sbloccabile alla seconda partita) ma che è pur sempre giustificabile visto il taglio notevolmente cinematografico di Parasite Eve, e in alcuni macchinosi punti nell’esplorazione (ad esempio attivare oggetti e aprire porte) che comunque non compromettono la godibilità complessiva del gioco.

Localizzazione

Parasite Eve

Sfortunatamente il gioco non ha mai raggiunto l’Europa (e quindi non è mai stato tradotto ufficialmente in Italiano), tuttavia i celeberrimi SadNES hanno realizzato una traduzione amatoriale reperibile qui.

Commento

Parasite Eve

Parasite Eve resta uno di quei giochi che va visto come un’esperienza, tanto nel suo gameplay quanto nelle vicende più personali della protagonista e, per apprezzarlo al meglio, forse bisogna saperlo analizzare nel suo lato più profondo, legato ad una particolare visione della natura dell’essere umano stesso.

Chiudo specificando che Aya Brea qui risultava una delle protagoniste femminili più intriganti (e gnocche) dell’intero universo videoludico.

Oggi (ahimè), visti i seguiti, mi pare giusto una bella gnocca, ma questa è un’altra storia.

Valutazione

5 ciccionissimi Braccobaldi su 5, con lode e bacio accademico!

Commenti

Marco Bortone

Ancora oggi uno dei giochi dell'epoca che ri-giocherei volentieri. Il gameplay è veramente ben bilanciato tra il divertente ed il competitivo, tanto da incoraggiarti fino in fondo alla modalità EX (che ho finito, nonostante il pessimo finale extra), musiche che ancora la notte quando ci penso mi tengono sveglio e personaggi davvero ben caratterizzati e posizionati. I comprimari sono pochi, ma secondo me giusti, anche considerando il taglio cinematografico appunto, pur non sdegnando momenti di approfondimento non puramente "utili" alla trama. Bello Bello, BELLO.

PS. baciami il culo, te l'ho fatto giocare io

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