George R. R. Martin - Il Cavaliere dei Sette Regni [Recensione]

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Con la prosa di George Martin possiedo un rapporto d’amore-odio, lo ribadisco spesso.

Serie Calante

oberyn martell
"Cioè, in più che sono morto vi mettete pure a pisciare così la mia famiglia e la mia terra? Ringraziamo Gregor a 'sto giro"

Game of Thrones in questo senso non ha aiutato molto, parlando dell’ultima stagione e soprattutto dello scempio fatto con tutta la parte di Dorne:

siamo d’accordo, non l’ha scritta lui, ok, ma il fatto che non abbia fatto scuoiare gli sceneggiatori contribuisce ad acuire un senso di malessere che esiste anche in alcuni suoi libri…quella ricerca un po’ forzata al colpo di scena “che non ti aspetti”, sommata a parti POV per il mio gusto noiosissime (l’80% di quelle di Daenerys e Sam Tarly, tanto per cominciare) spesso prolisse in dettagli abbastanza tralasciabili a scapito di vicende ben più rilevanti legate ad altri personaggi

(tipo non so, l’Assedio a Roccia del Drago. Per dire. Tre pagine per il viaggio in barca di Tarly contornato di caca di bimbo e due parole per sintetizzare l’assedio dove un personaggio ci rimette la faccia.).

Se esiste questo malessere, però, è perché quando Martin ci si mette, e scrive determinate cose, è semplicemente un Genio.

E il qui presente libro ne è un’ulteriore conferma.

Stella Cadente

oberyn martell

Il Cavaliere dei Sette Regni è formato da tre racconti consecutivi estremamente “classici” nel loro essere straordinariamente ben scritti, ambientati circa un secolo prima degli avvenimenti delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco / Il Trono di Spade.

Per quanto mi riguarda, questo libro è qualcosa di superbo, che quasi si fa leggere da solo, offrendo una storia senza quella sensazione da colpo di scena forzato di cui sopra, quasi del tutto priva di colossali ecatombi per cui Ciccio Martin s’è reso celebre nell’internet e (forse soprattutto) offre uno splendido spaccato della Westeros antica, quella più cavalleresca, epica anche se già permeata da intrighi e giochi di potere - al tempo indissolubilmente legati alle vicende dei Targaryen e dei loro relativi Grandi Bastardi Blackfyre

Dunk

Il “trucco” che permette a Martin di mettere in scena tutto questo è però determinato dalla “semplicità” del suo personaggio principale:

Dunk, o Sir Duncan che dir si voglia, con la sua caparbia nobiltà d’animo e la sua umiltà dona uno sguardo più limpido e “giusto” alle sordide vicende del Continente Occidentale:

il cavaliere dei sette regni

Duncan è un protagonista eroico nel senso più amabilmente medievale del termine, degno di una saga cavalleresca tanto quanto di Epica e Mito, e un punto di vista simile risulta a suo modo una ventata di novità in un contesto celebre per il proprio cinismo.

Lettura per Estranei ?

il cavaliere dei sette regni

Il Cavaliere dei Sette Regni può benissimo essere letto indipendentemente da tutto il resto della bibliografia martiniana, ma gioco forza i fan più accaniti delle sue Cronache saranno gli unici a poter cogliere i moltissimi riferimenti alla storia passata e futura del suo mondo, ed in effetti se privato del suo valore “storico” il libro si limita ad essere la bellissima biografia di un Cavaliere venuto dal niente e del suo scudiero, che com’è abbastanza ovvio si rivelerà essere più di ciò che sembra.

In breve: consigliato un po’ a tutti, vivacemente segnalato ai fan più casuali, e decisamente acquisto obbligato per tutti i fan più accaniti.

Bravo, Giorgetto.

Ora vedi di comportarti come si deve anche in Campionato, però.

E di sbrigarti a scrivere che sto cacchio di sesto libro lo si vorrebbe leggere prima che ti pigli un colpo.

Commenti

Xab

eh, la vedova <3 io ho amato visceralmente pure tutta la parte del Torneo nel primo racconto, poi la figura di Bloodraven e via dicendo...è scritto un po' tutto magistralmente. Sarà che sapendo in anticipo dove andare a parare e non potendo sforare troppo per ragioni di cronologia, Martin ha potuto condensare tutto il suo meglio in poche pagine

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