La dolce decadenza dell’ultimo libro di Harry Potter

3 minuti di lettura

Penso che io, tutti i miei coscritti (la classe ‘89) e le generazioni a noi più prossime abbiano avuto due elementi comuni a condizionare le rispettive infanzie:

La Playstation ed Harry Potter

Bene, come avrete letto dal titolo, oggi su Xaba Cadabra si parla (credo per la prima volta?) del mago inglese che rappresenta, con ogni probabilità, il più grande fenomeno mai conosciuto dalla letteratura per ragazzi.

Decadenza…?!

Harry Potter
Gli artwork di questo post sono opera del fenomenale Kazu Kibuishi

Buoni buoni, abbassate le bacchette: so già che avete il Crucio pronto in canna da lanciarmi addosso, quindi diciamolo subito:

Io ho amato - e amo tuttora - i libri della Rowling, fatta eccezione per il suo finale.

E qui si spiega ciò che intendo per “decadenza”.

Ora: parlando della Rowling è sempre bene andarci con le pinze, quindi non è che posso sbottare con un “il settimo libro è una merda” e sperare di cavarmela così (anche perché mi crucerei da solo, a quel punto).

Da cui, decadenza dolce: non un crollo, ma un progressivo deterioramento nel finale di una straordinaria performance narrativa.

Personalmente ho sempre trovato la conclusione della saga un punto estremamente debole nel quadro complessivo della stessa: senza entrare troppo nel dettaglio, cito qui le cose che non mi sono proprio piaciute:

I difetti de I Doni della Morte

  1. Il poco spazio dato ad alcuni personaggi secondari, che di li a poco sarebbero pure morti. E nella battaglia finale ne schiattano davvero un bel po’ eh…certo, mi rendo poi conto che il punto di vista del lettore debba al solito restare legato a quello di Harry, ma è comunque una cosa che non mi è mai andata giù

  2. Le parti di Harry Ron ed Hermione in giro a far funghi (o meglio hocrux) sono quelle che ho trovato più noiose nell’intera serie, probabilmente perché un po’ legate al cliché da romanzo d’avventura classico, prive della particolarità derivata da quel senso di quotidiano delle storie ambientate ad Hogwarts negli altri libri, che è poi una cosa mi riporta poi al punto 3.

  3. No Hogwarts, No Party: per quanto del tutto sensata in termini di storia, l’assenza quasi totale della scuola pesa moltissimo nella resa del libro, c’è poco da fare

  4. Voldemort si rivela un’emerita pippa. Dopo tutti i flashback (stupendi) ne Il Principe Mezzosangue narranti la vita di Tom Riddle, quest’ultimo si rivela privo del benché minimo senso strategico, illimitato potere e malvagio carisma. Ci sta che la Rowling lo voglia rendere volutamente un debole spauracchio, ma si perde molto del senso di terrore e insormontabilità che rendono lo scontro con un “buon” cattivo davvero epico

  5. L’Epilogo. Il più grave, forse…oltre a quel senso zuccheroso che traspare dall’esigenza di raccontare cosa succede “anni dopo”, quasi a voler rassicurare il lettore, è proprio una tipologia di conclusione che non mi è mai piaciuta salvo rarissime eccezioni. E HP non è una di queste, anzi: ho sofferto davvero tanto lo zompo temporale, quel fast foward che si mangiava anni e anni della vita di un personaggio che, fino a quel momento, avevo seguito passo passo

  6. Le dichiarazioni da intervista: tutte le parti di trama narrate in un contesto giornalistico, ovvero estraneo ai libri, mi danno un immenso fastidio. Ben venga Pottermore (forza Serpeverde!), un compendio fantastico perfettamente integrato alle opere e al loro universo, ma una ciattellata a Today.com è decisamente un’altra cosa

Conclusioni

Harry Potter

Questo è quanto, ma aggiungo solo una piccola nota a margine:

spero che la saga si sia fermata effettivamente qui e continui solo tramite Pottermore, che come detto ritengo un’idea bellissima a cui auguro di continuare ad evolversi.

Per il resto, viva Sirius! E #potterpuzza!1

PS: sui film è superfluo dire che ci sarebbe molto di cui discutere (non sempre in negativo, ma quasi), quindi la discussione la rimandiamo eventualmente ad altri post.

  1. cit Etna (non il vulcano) 

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Commenti

Ele

Ok allora:
1) sono d'accordo ma come dici pure te il personaggio POV per dirla alla Martin qui è Harry, è naturale seguire lui e di conseguenza venire a sapere le cose nel modo in cui lui le scopre
2) beh qua va molto a gusti, a me sono piaciute molto!! però si ammetto che ho sentito anche io la mancanza di hogwarts...
3) e come sopra...
4) ma appunto è voluto, voldemort è un po' il classico idiota di talento, che non ha ottenuto tutto quel potere grazie a chissà quale senso strategico...carisma certamente sì però sommato al suo talento magico da cui poi è dipeso tutto!
5) mm a me è piaciuto ma ammetto che nell'ottica degli anni rubati mi trovi un po' d'accordo pensandoci...
6) si qui sono d'accordo al 100%, ma sono già questioni extralibro!

quindi peace&love! (●⌒∇⌒●) ma anche CRUCIO! X3

Xab

mm sono d'accordo con tutto (posto che si parla di gusto) tranne per la questione di voldemort

cioè, l'idea di fondo è che sia diventato tanto disumano, facendo la sua anima a pezzi tutte quelle volte, da diventare una creatura a se stante, per cui taluni elementi gli risulterebbero incomprensibili

Faccio notare che però nel quarto libro (Il Calice di Fuoco, forse il mio preferito) nel fighissimo scontro che Harry e Voldy hanno al cimitero dopo la resurrezione di quest'ultimo, lo stesso spiega come ora - tramite il sangue del ragazzino - sia riuscito a bypassare la protezione che Harry aveva ricevuto da sua madre (dice qualcosa del tipo "è magia antica, avrei dovuto pensarci, ora posso toccarlo")

Quindi non so, mi sembrava decisamente meno sprovveduto di quel che si è rivelato poi nel finale, specie considerando quanto fosse "tirato via" il piano di Piton e Silente, cioè un piano con così tante falle che si affidava realisticamente più al caso e alle botte di culo che a qualche elemento particolare (tra l'altro è un'obiezione che mi pare lo stesso Piton proponga a Silente)

Ele

allora qui secondo me la butti troppo in logica razionale e non consideri il fatalismo della Rowling! mi spiego: il piano era fallace, è vero, molto buttato lì, ma era stato comunque profetizzato, quindi c'era una sorta di binario tracciato da seguire con delle proprie scelte, che assieme all'elemento fatalistico formano un po' tutta la morale della scrittrice: insomma, tu hai un destino, un cammino da seguire, però per farlo devi anche saper scegliere e anche le scelte degli altri a loro volta lo possono condizionare (il discorso di Voldemort che sceglie Harry quando avrebbe potuto scegliere Neville, per esempio), nel calice di fuoco secondo me a voldemort è andata bene per lo stesso motivo per cui va male nei doni: molto banalmente, era destino :>

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