Solitudine

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Non leggete questo post.

Sul serio, restate sintonizzati su Xabacadabra, ma questo lasciatelo perdere, andate a vedere le altre sue mirabolanti avventure…

Sei ancora in tempo…

NO, NON FARLO!

…io ti ho avvisato eh.

La solitudine è qualcosa di diabolicamente suggestivo, per certi versi affine alla morte (che cos’è poi, se non l’estremo viaggio solitario alle prese con l’ignoto ? )

e si, siamo appena partiti e già vi beccate sta botta di vita (!)

Chi è stato solo per un certo periodo, e per solo ed un certo periodo intendo come minimo qualche mese senza vedere/sentire/scriversi con altri esseri umani1 , tendenzialmente sviluppa un modo di pensare molto particolare. Diverso da quello della maggior parte del resto del mondo. Anche del mondo dei diversi

welcome to the nhk

Io così ci passai come minimo un annetto (più varie “leggere ricadute” saltuarie che mi capitano ancora ogni tanto), condito da allegre crisi agorafobiche.

Fossi stato in Giappone, suppongo che mi avrebbero definito hikikomori (ma come si fa a definirli poi, se nessuno li vede abbastanza per confermare davvero se esistono ? )

Dicevo…a stare soli per un certo periodo si finisce per alienarsi anche da certi modi di pensare che, generalmente, non sono mai stati propri del solitario in questione:

I compromessi per fare comunella con qualcuno, il classico aggregarsi modaiolo per sentirsi parte di un branco…sia esso una tifoseria calcistica, piuttosto che un gruppo musicale, un partito politico o quello che volete

Ecco, chi è solo il branco ad una certa finisce per non concepirlo più.

Sotto sotto lo comprende magari eh, avoja, ma da osservatore esterno. Un po’ come quando vedi le usanze di un popolo tribale attraverso un documentario: le capisci, noti alcune affinità, ma non le senti proprie

Dopo un po’ uno non è integrato non solo perché è un emarginato sociale…è che proprio a lui d’integrarsi non gliene frega proprio niente

E questa è una cosa che a tante persone mette ansia.

solitudine dylan dog
Da "Il Gran Bastardo", Dylan Dog 239 - De Nardo / Bigliardo

Cioè, è proprio percepita come una malattia (e forse lo è, considerando che l’uomo è - o dovrebbe essere - un animale sociale), magari contagiosa:

vuoi vedere che se do corda a sto tizio poi vengo abbandonato da tutti pure io ?!

Che poi magari l’equazione è a rovescio: cioè, è il solo che ha abbandonato tutti… ma a percezione la si legge nel medesimo modo, perché la solitudine di base viene vista solo con accezione negativa (il che è sbagliatissimo)

Ciò che il solo però ha avuto il tempo di analizzare, del resto, è proprio che quei tutti sono nessuno.

No, no, no:

FERMI LÌ!

Questa non è misantropia latente, non è il buon vecchio odio/menefreghismo per l’umanità quello di cui parlo, siete fuoristrada ! Di quello ne parliamo in altra sede al massimo.

Semplicemente, si tratta del disinteresse per il collettivo.

solitudine ian solo

Al solo, che chiameremo Ian Solo per buffa comodità nerd, magari continua ad importare moltissimo di singoli individui.

Persone che ha avuto occasione di conoscere più o meno bene, che ama (o meglio amerebbe) frequentare, tipo Chewbecca

Ciò che per lui ha perso totalmente senso è quell’invisibile ragnatela che i suddetti individui li tiene collegati, e che com’è logico ne contempla pure altri, con cui il nostro Ian Solo non vorrebbe avere niente a che fare

Lo so, è così per tutto e tutti: si ingoia un po’ di merda, si fa un compromesso più o meno pesante, e si ottiene un risultato sulla carta più importante

Ci si adegua anche al concetto rimarcato splendidamente dagli Elio e Le Storie Tese nella nuovissima Una sera con gli amici:

si parla male di quello che non c’è, e si fa in modo di esserci sempre per evitare di essere quello di cui si parla male.

solitudine ian solo

Ecco, in questo senso io (e credo buona parte degli altri Ian Solo della galassia) funziono un po’ al contrario: in genere tendo a difendere gli assenti, anche i peggiori (magari talvolta sfottendoli, ma nello stesso modo amorevole che utilizzerei se li avessi li di fronte), e conseguentemente malsopportare i presenti.

Forse proprio perché, quando uno è molto solo per abbastanza tempo, ripensando alle persone a cui vuole bene tendenzialmente alimenta i ricordi più belli che ha di loro.

Le carica di aspettative, che l’impatto con la realtà finisce puntualmente per disattendere.

E, infondo, è proprio da queste aspettative deluse, che spesso si torna ad essere soli.

  1. all’infuori di eventuali commessi dei supermercati (che generalmente in questo stato appaiono ne più ne meno come degli automi) e al limite la telefonata a mamma per farle sapere che si, sei ancora vivo (e non ci credi manco tu) 

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Commenti

Valentina Corriga

Ho sempre considerato il tipo di isolamento che descrivi una specie di lusso cui aspirare, non una cosa negativa (anzi), non avevo idea che ci fosse una casistica con tanto di letteratura in materia, sei stato una rivelazione ;)

Xab

ahah grazie :D!

è che del tema in se fondamentalmente si discute dall'alba dei tempi, però nell'effettivo tutto è sempre su un piano abbastanza vago, contraddittorio, da cui appunto: la solitudine è vista da un lato come il male assoluto e dall'altro un lusso paradisiaco

Del resto se in Giappone è stato determinato in modo più approfondito penso sia proprio perché spesso rappresenta un vero e proprio disagio sociale (sopratutto per quel tipo di società)!

Marco Bortone

Da uno che si chiamava Solitudinis non mi aspettavo niente di diverso :D per molte cose la penso come te, le convenzioni sociali non sono il mio forte e come te credo che la solitudine sia un processo interiore molto importante per un uomo e che non vada mai sottovalutata o bistrattata a priori. Credo che nella vita sia però anche necessario "nutrirsi" degli scambi sociali, non per forza subirli come sembri far presente tu. Nel mondo ci sono persone e rapporti che possono improvvisamente stupirti in positivo ed avere una negatività di fondo verso di essi solo perchè ormai alla solitudine ed a contare su se stessi ci si è abituati sarebbe davvero un gran peccato e ti farebbe perdere molte perle rare che ci sono nel mondo schifoso di oggi. Detto questo, SUUUUCA

Valentina Corriga

Eh, capisco che metta in crisi una società, ma io ebbi un vero e proprio rigurgito d'invidia per Sandra Bullock, in The Net, nel 1995 e per come era organizzata nella sua agorafobia. Prima mi complessavo quando il mio disagio esplodeva nelle occasioni sociali e le esperienze "da branco" erano quelle che mi facevano percepire la solitudine come disagio.
Quello che mi lascia interdetta sono le ricadute economiche del fenomeno, sia individuali che allargate: se non sei né miliardario né hacker, come ti mantieni? Risolto questo dilemma, sparirò anch'io dai radar! ;))))

Xab

ma fondamentalmente in realtà la penso così anche io eh, sembra difficile da credere perché io esterno molto la negatività che fai presente, ma essa purtroppo è sempre motivata da riscontri reali, ahimè :(

Xab

si condivido in pieno, magari in futuro si scoprirà che la precarietà lavorativa è l'unica cosa che garantisce una vita sociale nell'essere umano del nostro tempo :D

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