Dylan Dog 280 - Mater Morbi [Recensione]

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Mater Morbi è una moderna storia cult di Dylan Dog, scritta da Roberto Recchioni nel 2009.

Basterebbe questo a far strabuzzare gli occhi, visto che quando si parla degli albi di Dylan più significativi di solito dobbiamo fare forzatamente un balzo indietro nel tempo di (almeno) una quindicina d’anni…

Ma, e cosa più importante, a mio parere Mater Morbi è in assoluto la storia più genuinamente terrificante del personaggio, l’unica che ho sempre delle remore a rileggermi a causa di quella particolare sensazione di disagio che forse nessun altro fumetto è mai stato in grado di trasmettermi.

Mater Morbi

La Malattia

C’è un piccolo excursus personale che forse spiega il perché di quanto sopra:

l’Horror, più o meno sovrannaturale che esso sia, generalmente mi affascina, ma non mi ha mai spaventato nel vero senso della parola…**la speranza nell’incredibile ha sempre vinto sull’eventuale e primitivo timore del mostruoso.

La malattia non è nulla di tutto ciò, ma proprio per questo forse è forse l’orrore per eccellenza, quello che come ben dice Dylan non può nemmeno vantare le innumerevoli poesie che il genere umano ha invece dedicato a guerra e morte.

La malattia si porta dietro disprezzo, nausea e un certo tipo d’odiosissima pietà…eppure sa e può anche essere seducente, in modo distorto, semplicemente sbagliato.

Un fascino qui stigmatizzato nella figura della bellissima, disperata e crudele Mater Morbi intesa come personaggio, sorta di oscura divinità che non avrebbe stonato tra gli Eterni di Neil Gaiman o nei lavori del Dario Argento più vetusto.

Mater Morbi

Disegni

Massimo Carnevale collabora da anni con Recchioni, e si vede:

basta leggere la sceneggiatura di questa storia (tra l’altro presente nella bella edizione Bao) e notare com’è stata tradotta visualmente dal disegnatore, con inquadrature degne del miglior cinema e molti rimandi allo stile di Silent Hill, la magistrale serie videoludica Konami che tanto ha dato all’orrore “ospedaliero”.

Il Dylan ritratto da Carnevale è mutevole, in costante trasformazione e, se la cosa può essere determinata anche dalla poca esperienza dell’artista col personaggio, risulta splendidamente funzionale per la trama.

Questa è del resto la storia in cui, con ogni probabilità, troviamo il Dylan più vulnerabile di sempre, ed è bene ricordarlo.

Mater Morbi

Legacy

Potrei star qui a ricamare sulla crescente importanza che Recchioni ha conquistato nei confronti del personaggio (da quest’estate è il nuovo curatore di Dylan Dog), potrei marchettarlo biecamente e venderlo come l’erede di Tiziano Sclavi, ma non lo farò perché non è affatto così:

Tra Recchioni e Sclavi c’è un abisso, ma non certo a livello qualitativo:

è un abisso che riguarda stili, animi, anagrafe, provenienza…la “parentela” tra i due è però determinata dalla visione di Dylan Dog in quanto personaggio, poiché traspare immediatamente la capacità del primo di “indovinarlo” anche in contesti lontani da quelli in cui lo ha partorito il secondo.

Mater Morbi infatti è, concludendo, una storia lontanissima da tutto quello che ha offerto Dylan Dog nella sua storia editoriale, eppure è inequivocabilmente una (terrificante) storia di Dylan.

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