Divulgazione Culturale del Videogioco
Prefazione: Videogioco e Arte
Lo è? Non lo è? Lo diventerà?
Che il Videogioco sia ascrivibile o meno allo stato di Arte è sempre stato un dibattito in cui non me la sono mai sentita di prendere una posizione netta, forse anche per il concetto abbastanza vago che si ha di Arte e Artista
Intendiamoci, so benissimo che molti videogiochi sono dei veri e propri “contenitori” di eccellenze nella narrativa, nella musica e nelle arti visuali….il punto è che ciò che definisce il gioco, nella sua interezza (da Pro Evolution Soccer a Final Fantasy, passando per Super Mario ) è l’elemento ludico, vale a dire l’atto di giocare di per se.
Ecco, partiamo da qui:
Giocare è un’arte ?
Mi viene subito in mente un parallelo: in diverse lingue (tra cui l’inglese) giocare e suonare vengono identificati con lo stesso termine.
La Musica è senza dubbio Arte, non si discute: ma l’atto di suonare, di produrla lo è ?
Suonare e ascoltare sono due cose meravigliose ma estremamente diverse tra loro, con livelli di concentrazione, impegno e coinvolgimento richiesti in modo e quantità molto diversi…
Giocando noi non stiamo all’effettivo producendo un videogame, certo, ma ci ritroviamo comunque ad interagire con lui in modo attivo e non passivo come accadrebbe ad esempio guardando un film o ascoltando una canzone…
Ma ok, mi fermo che sto divagando troppo: state calmi, non lanciatemi quelle pietre !
Cultura, Industria, Infanzia
Le sottovalutate potenzialità di un videogame
Già parlai di come, in Italia, l’industria videoludica sia pressapoco evanescente, ma penso sia il caso di riproporre alcune osservazioni di massima:
Per farla breve, i Videogiochi danno da mangiare, pure tanto considerando che si parla di un’industria estremamente attiva.
Ciò che probabilmente ha minore enfatizzazione, anche nei paesi capitalisti dove la maggior parte dei videogiochi viene prodotta (Stati Uniti e Giappone) è la possibilità del videogioco di farsi valere anche in ambito accademico.
Ora, quell’“accademico” pigliatelo con le pinze, non sto dicendo che i medici dovrebbero laurearsi con Trauma Center (anche se oh, forse ad alcuni farsi na partita male non farebbe), sto pensando più che altro ad un Civilization, per fare un esempio classico:
la celeberrima serie di Sid Meier ha infatti offerto negli anni un videogioco strategicamente divertente tanto quanto congenitamente colto:
la Civilopedia, oltre a dare fondamentali nozioni strettamente giocose, di fatto è anche per molti versi un un piccolo compendio storico.
Ovviamente non dico che Civilization, piuttosto che Age of Empire o i Total War di turno possano integrarsi con delle vere e proprie lezioni, anche perché non sono certamente nati con questo scopo in mente.
Ma il punto è: se così fosse stato ?
Se la divulgazione, come l’avrebbe intesa un Asimov (leggetevi Il vagabondo delle scienze se ne avete occasione) fosse assemblata ad una struttura pensata ANCHE per divertire ?
Ricordiamoci che i videogiochi nascono, fondamentalmente, come prodotti dedicati all’infanzia (spesso vengono ancora relegati solo a questo, ma è un altro discorso) e che quindi hanno parte integrante in quella che è l’età dell’apprendimento
Impararsi la Seconda Guerra Mondiale integrando ai libri i primi due Call Of Duty ?
Improbabile, ma divertente da immaginare !
Probabilmente in molti si ritroveranno a storcere il naso borbottando storicamente accurato qua e la, ma vorrei fare una piccola osservazione:
Spesso anche i libri non risultano affatto storicamente accurati, e le pagine restano sempre quelle fintanto che qualcuno non si prende la briga di stamparne una nuova edizione.
Se invece questo ipotetico videogioco avesse un approccio wikipediano, per dirne una, potrebbe vantare correzioni dinamiche, esattamente come già accade per i bug squisitamente ludici corretti con le varie patch di turno
Conclusioni
Insomma, il Cinema un suo (fin troppo piccolo) spazio a scuola lo ha trovato, ergo non vedo perché non dovrebbe trovarselo anche il videogioco, che potenzialmente come detto offre un approccio più universale e che potrebbe anche integrarsi al meglio con il concetto di studio protratto nel tempo
Magari un giorno ci ritroveremmo con dei ragazzi più acculturati, meno annoiati e più partecipi, chi lo sa.
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