Catherine [Recensione]
Lo dico subito:
Catherine è un gioco che fondamentalmente o si ama o si odia, e molto difficilmente può essere “digerito” per il verso giusto da tutti i palati, siano quest’ultimi amanti dei puzzle-platform o meno….
ATLUS, ATLUUUS, ATLUUUUS!
tono da Excel di Excel Saga mentre canticchia ACROOS
…e questo principalmente perché parliamo di un videogame della Atlus, nota sviluppatrice della/e fortunata/e serie di JRPG Shin Megami Tensei e Persona, che per quanto abbia dato al mondo videoludico degli acclamatissimi giochi non è mai stata famosa per l’accessibilità dei suoi titoli (vuoi per le tematiche, vuoi per la difficoltà al limite del frustrante di molti di loro)
Sesso Spuma e…Pecore ?
In Catherine ci caleremo nei (scomodissimi) panni di Vincent, un anonimo trentenne del ceto medio-basso tipico dell’universo nipponico (sebbene la storia sia ambientata in un contesto spiccatamente occidentale, come s’intuisce dai nomi) e ci divertiremo a manipolare la sua movimentata vita sentimentale, ritrovandoci volenti o nolenti in un triangolo amoroso quanto mai delirante e ambiguo
Gameplay
Catherine è diviso in due fasi di gioco ben distinte:
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Le diurne/serali in cui controlleremo le azioni di Vincent nel locale dov’è solito spendere le serate in compagnia degli amici, gestite come una sorta di visual novel (e dove il cellulare la fa spesso da padrone)
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Quelle adibite agli incubi notturni, che sono poi il vero fulcro del gioco: un puzzle-game dagli stilemi all’apparenza semplici ma soprendentemente profondo e complesso (e un po’ frustrante) una volta raggiunti alti livelli: spostando via via blocchi creandosi letteralmente la strada da percorrere, Vincent dovrà compiere pericolose e angoscianti scalate in una sorta di colorito purgatorio, in compagnia di altri “colleghi” dall’aspetto di pecore
Morale & Mito
Peculiarità dei giochi Atlus è quella di delinare una specie di profilo psicologico del giocatore, amalgamando le scelte di quest’ultimo alla personalità ben definita del protagonista principale e concludendosi con uno degli 8 possibili finali
Mitologia, esoterismo, citazioni pop e una credibile caratterizzazione dei personaggi rendono Catherine un gioco con dei risvolti inaspettatamente al limite dell’epico, ricco di suspance e dai colpi di scena senza dubbio ben congegnati
In Definitiva…
Ribadendo il fatto che non è un gioco per tutti, specificando che la difficoltà non è esattamente calibrata nel migliore dei modi e che (nonostante offra una longevità non indifferente a livello di segreti ed evoluzioni) resta un gioco legato per forza di cose al gradimento che si ha nei confronti del suo gameplay, **Catherine resta un titolo di indiscutibile qualità:
Realizzato con una cura spasmodica e dei personaggi credibili anche nelle loro assurdità, a cui diventa facile affezionarsi, nonché uno dei titoli più originali che si sia mai visto in questa generazione videoludica
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