Metal Gear Solid V: The Phantom Pain [Seconde Impressioni a tiepido (?!)]

2 minuti di lettura

Otto giorni fa eravamo rimasti così.

Oggi, 40 ore e rotte di gioco giocatissimo dopo, posso dirmi…ancora a metà strada.

O almeno credo: al momento in cui scrivo ho appena finito la tremenda, bellissima e tostissima diciottesima missione principale.

Certo, bisogna considerare che ho fatto anche qualcosa come millantamila side ops (missioni opzionali) dedicandomi allegramente anche alla Mother Base e tutte le sue chincaglierie, ma beh…

The Phantom Pain è una droga

Per quanto mi riguarda, l’effetto “ancora 5 minuti e poi spengo” è tranquillamente paragonabile a quello di uno Skyrim, pur appartenendo a tutt’altra risma di gioco

Perché sì, c’è l’open world, va bene, ma non è che sia poi tutto questo open e tutto questo world:

Le aree sono vastissime e curate al dettaglio, certo, ma schematicamente parlando ci troviamo di fronte ad una sequela di avamposti e posti di guardia nella sostanza pressapoco identici, con variazioni giusto in termini di difficoltà, numero di nemici e cosmetica generale.

Insomma, The Phantom Pain è la straordinaria incarnazione moderna del classico gameplay di Metal Gear sapientemente diluito in una farcitura agonistica perfetta e, grazie alle sue possibilità, priva delle tipiche frustrazioni che nei predecessori portavano a lanciare il controller dalla finestra.

Cioè, in soldoni: se in un qualsiasi altro Metal Gear Solid farsi beccare dal nemico significava inequivocabilmente un restart della missione o addirittura di tutto il gioco (almeno per il giocatore più incallito) in The Phantom Pain, escludendo quelle principali, questa pressione la si sente poco o nulla:

  1. Le missioni opzionali non hanno valutazioni, limiti di tempo, un vero inizio o una vera fine: arrivando nella relativa area possono essere affrontate o ignorate a nostro piacere

  2. Le missioni principali sono tutte abbastanza brevi o comunque spezzettate in checkpoint strategici, e soprattutto possono essere rigiocate quando e come si vuole

4 Tempo Paradossi

The Phantom Pain sembra essere stato concepito per fare da contraltare a Metal Gear Solid 4.

Ve lo ricordate MGS4 sì?

Quello osannato fin troppo dalla critica e criticato fin troppo da parte della fan base?

Bene, innegabilmente il più grave difetto del capitolo finale della serie (cronologicamente parlando, s’intende) è l’assenza quasi totale di gioco giocato a scapito di ore e ore di cutscene. Davvero, una roba che Heavy Rain a confronto era Patapon.

The Phantom Pain, specularmente, è al 90% ore ed ore di sontuosissimo gameplay, con la trama, prologo a parte, narrata veramente col contagocce.

E questo, in effetti, inizia ad essere un po’ un problemino.

Kaz, si sono fregati la trama!

Intendiamoci: TPP mi sta piacendo a livelli incredibili, portandomi a perdere le ore di sonno come non mi succedeva da anni (e con ogni probabilità è già il gioco con cui ho speso più ore per la PlayStation 3….) però in termini di ritmo narrativo, innegabilmente, qualche problema ce l’ha.

Perché è chiaro, gli altri Metal Gear Solid creavano un altro tipo di legame emotivo, mettendo il giocatore in una condizione di perpetua curiosità mista a stupore

The Phantom Pain, essendo più gioco e meno “film”, riesce certamente a tenere viva la curiosità grazie a dei piccoli colpi di genio messi a tradimento qua e la, ma di base la trama è narrata tanto col contagocce che in questa fase centrale riesce difficile assaporarla davvero, e anche se immagino che nelle parti finali (così com’è stato nel prologo) la situazione ritornerà ai soliti fasti Kojimiani, è un po’ un peccato dover godersi tutto ‘sto ben di dio tramite audiocassette.

Beh, io vado, ho parlato fin troppo e c’è il D-Horse che mi aspetta. Magari risentiamo tra altre quaranta ore.

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Commenti

Mei

insomma un mezzo disastro? io non so se comprarlo perchè tutte le recensioni lo vendono come capolavoro ecc. ma molti fan da quel che sento sembrano essere parecchio delusi, anche più di quanto leggo qui...

Xab

Dire disastro sarebbe quantomeno disonesto: Phantom Pain è assolutamente un gioco di qualità, e le recensioni positive se le è guadagnate egregiamente sul campo.

Tuttavia, come Metal Gear Solid, parlando dell'aspetto "romantico" che questo nome si porta dietro, è decisamente deludente.

Comprarlo o no alla fine dipende molto da questo, cioè per assurdo un non appassionato della saga a cui piace il gameplay rischia meno delusioni di un fan di vecchia data interessato prevalentemente alla storia

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